Le nostre storie di successo | Alessandro Fuso

Alessandro, giovane guida per i suoi collaboratori

Alessandro Fuso, in Repower dal 2007, è spesso qui da noi. Allora ho voluto fermarlo e fargli qualche domanda…

Che cosa volevi fare da grande?
Il gelataio, perché mi piaceva il gelato.

E poi?
Poi mi sono iscritto a Scienze Politiche, perché quando sono cresciuto volevo fare il giornalista. Volevo viaggiare e incontrare persone e storie. Mi è capitato poi di curare il sito di un’azienda e da questa piccola esperienza ne è nata una più grande: con due amici ho aperto un’agenzia di comunicazione – un’esperienza che è andata molto bene per un po’ di tempo ma siccome non è facile gestire un’impresa con altri soci ho ceduto le mie quote. E per ben un mese sono stato agente per un competitor. Ma ho fatto anche un colloquio in Repower e ho subito scelto.

Che cosa hai provato all’acquisizione del primo cliente?
Ero in affiancamento e il cliente si era detto soddisfatto del suo fornitore. Allora gli abbiamo proposto il gas e lì abbiamo avuto successo. Dopo qualche mese, il cliente è passato con noi anche per la fornitura elettrica. È stata una bella sensazione perché anche se la prima risposta del cliente è stato un rifiuto, noi siamo riusciti a trasformarlo in un’opportunità.

Qual è stato l’insegnamento più importante del tuo manager?
Quello di formarsi in continuazione e di porre un’attenzione e una cura particolare alla preparazione della mia struttura.

Qual è per te una storia di successo?
Hai in mente Felix Baumgartner?

Il paracadutista che si è lanciato da una capsula spaziale?
Esatto. Ovviamente la sua è una storia di successo – è stato il primo uomo a superare la barriera del suono – ma per me la vera storia di successo è quella del suo mental coach che l’ha aiutato a superare i tentennamenti e l’ha accompagnato e preparato a un’impresa simile.

Quando esamino un candidato non mi interessa

tanto il suo passato, quanto quello che vuole fare

della sua vita dal momento del colloquio in avanti.

Alessandro Fuso

Com’è il rapporto con i consulenti della tua struttura?
Penso buono! Sanno di poter contare su di me per qualsiasi cosa e di potermi dire tutto. Io sono una persona molto diretta e mi va bene che i miei collaboratori lo siano a loro volta con me.

Che cosa cerchi in un neo-consulente?
La fame. La serietà. La disponibilità a imparare. Non mi interessa tanto il passato di una persona, quanto quello che il candidato vuole fare della sua vita dal momento del colloquio in avanti.

Un tuo hobby?
Da qualche anno pratico il baskin.

Il che?
Baskin sta per “basket inclusivo”. Non è una forma di assistenzialismo, è un vero e proprio sport… è basket praticato da squadre composte da normodotati e persone con disabilità. Mi ha molto appassionato perché il principio fondamentale di questo sport è di utilizzare al massimo le caratteristiche personali dei componenti della squadra. È un insegnamento importante che cerco di mettere in pratica anche nel mio lavoro di manager. È fondamentale capire i punti di forza di ognuno e massimizzarli.

La tua massima ispiratrice?
“Ci sono soltanto tre modi efficaci per educare: con la paura, con l'ambizione, con l'amore. Noi rinunciamo ai primi due.” Rudolf Steiner.


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