
Ricehouse, costruire con quello che non ti aspetti
Performanti, ma costosi. Facili da assemblare, ma altamente inquinanti. Salubri ma difficilmente reperibili. Quando si tratta di materiali da costruzione, sembra sempre che sia necessario rinunciare a qualcosa. Se poi oltre alle caratteristiche qualitative dei prodotti, si cerca anche di fare delle scelte sostenibili, la quadratura del cerchio appare davvero introvabile.
Ma non è così. E Ricehouse ne è la dimostrazione. Ricehouse è una realtà aziendale nata nel 2016 nel territorio di Biella, il distretto più importante per la produzione del riso a livello europeo, da un’intuizione di Tiziana Monterisi, architetto con il pallino della sostenibilità e dell’edilizia naturale. Traendo ispirazione da un modo di costruire della tradizione piemontese, Tiziana ha dato vita a un circolo virtuoso: trasformare gli scarti della lavorazione del riso (paglia, lolla, amidi, argilla) in materiali da costruzione, dando loro una seconda vita. I vantaggi sono innumerevoli:
- Si utilizzano materiali riciclati e – in futuro – compostabili.
- Si “salvano” dalla distruzione grandi quantità di rifiuti che diversamente andrebbero inceneriti. Per ogni ettaro coltivato a riso, si producono dieci tonnellate di scarto e sette di riso.
- Si costruisce in modo sano e naturale.
- Si consuma poca energia nei processi di riscaldamento e raffreddamento di paglia e lolla di riso, che sono materiali tecnologici e ottimi isolanti.
Ma che cosa, concretamente, è possibile costruire con questi “rifiuti magici”? Praticamente tutto, dagli isolanti alle piastrelle, dai pavimenti per esterni ai mattoni, fino all’intonaco e al massetto, è possibile realizzare con gli scarti del riso un intero edificio, fatta eccezione per i serramenti e la struttura verticale. E Ricehouse è già andata oltre, iniziando a produrre anche tessuti per l’arredamento e oggetti di design. Se la casa di carta è un prodotto dell’immaginazione, la casa di riso è reale più che mai!